E’ ancora tempo di parlare della donna e della sua lotta per la parità dei sessi?

Una donna lotta per la parità dei sessi, non per la superiorità del sesso femminile.

In questo il femminismo dovrebbe esser compreso, perché esser femminista non  significa odio verso il sesso maschile, ma percorso per il raggiungimento degli stessi diritti per i quali le  donne hanno lottato nei tempi passati e stanno ancora lottando.

Facciamo un passo indietro, questa lotta è iniziata molto tempo fa con le suffragette, donne che hanno combattuto per il suffragio femminile che venne loro esteso a partire dai primi del ‘900 in alcuni Stati, mentre in Italia e Francia solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Proseguirono le loro lotte per numerosi diritti come la parità sul posto di lavoro e il rispetto da ottenere tra le mura domestiche.

Inoltre si fecero, negli anni Novanta, dei referendum importanti sul divorzio e l’aborto, per liberare le donne da costrizioni passate e dalla sudditanza al maschio o al dettato della Chiesa.

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Noi donne abbiamo superato molti ostacoli,abbiamo raggiunto traguardi importanti, ma il divario tra i diritti degli uomini e quelli delle donne è ancora ampio.

Oggi le donne chiedono, soprattutto, di essere retribuite allo stesso modo degli uomini e di abbattere le barriere che impediscono di rientrare nel mondo del lavoro dopo la maternità, oltre ad agevolazioni che aiutino ad unire lavoro e famiglia. Perché una donna deve avere una retribuzione minore rispetto ad un uomo?

Dovremmo anche riflettere su determinate situazioni che si ripetono sovente.

Per quale motivo se una donna ha successo, la società pensa che abbia usato dei sotterfugi? Sicuramente  avrà barattato il suo corpo per riuscirci e non avrà usato le sue capacità.

Nel caso in cui un uomo raggiunga determinati obiettivi, viene elogiato e apprezzato per gli sforzi fatti, per la sua intelligenza e la sua arte.

Con questi miei pensieri,  vorrei consigliare di aprire gli occhi su una realtà, in questo ambito, per tanti aspetti ancora triste e retrograda e suggerisco a tutte le donne di esserne consapevoli e di restare unite per continuare a combattere per arrivare ad un futuro di equità tra i sessi.

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Alessia Masuzzo  5°C SIA

 

Francesco: un uomo spirituale dai tanti valori umani

Un giorno come tanti del 1181 nacque colui che abbandonò tutti i suoi averi per intraprendere una nuova vita, fatta di Vangelo, di aiuto e condivisione, fatta di sola povertà ma di ricchezza spirituale e di forza interiore.

E chi in questo momento o in qualsiasi altro tempo sarebbe capace di farlo?

Oggi come oggi è difficile trovare una persona che abbia la volontà di fare ciò che ha fatto Francesco, in quanto è molto complicato non seguire la mentalità corrente, la tradizione, la famiglia, le sicurezze materiali, le comodità, e tutto ciò che la società può offrire.

Nei tempi odierni si punta ad avere sempre più beni materiali di quanti già se ne possiede, tralasciando o trascurando il sentimento dell’amore, della fraternità, dell’uguaglianza e della libertà che apparentemente possono dare le sicurezze economiche.

Ma come ha vissuto Francesco e qual è la ragione per la quale ha intrapreso questo percorso?

Egli nasce ad Assisi nel 1182, da una famiglia ricca il cui padre di professione svolgeva il mercante di stoffe.

In gioventù vive in modo dissipato, divertendosi e sperperando i soldi della famiglia, sino a quando scoppia una guerra tra Perugia ed Assisi, alla quale Francesco partecipa.

Questa esperienza modifica la sua esistenza, in quanto egli abbandona i divertimenti e inizia a dare un senso profondo alla vita aiutando i poveri, gli ammalati e si prende cura dei bambini orfani.

Francesco considera tutte le persone suoi familiari, creature di Dio e questo lo si può notare nella sua poesia più famosa  “Il cantico delle creature”.

Egli, attraverso un percorso di ricerca personale e anche dolorosa,  fonda l’ordine francescano che, in seguito, si dividerà in due:  molti faranno parte dei frati spirituali, mentre altri dei frati conventuali.

La sua vita termina presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi il 3 ottobre del 1226.

Quello con Francesco è stato sicuramente un incontro importante per noi, studenti di terza superiore; potremmo dire che ancora oggi resta una figura che richiede ad ognuno di riflettere, di pensare, di mettersi in crisi e riformulare la propria vita anche attraverso lo spirito.

Giorgia Boscolo

Giorgia Nola 

 Classe 3 B A.F.M.

 

La danza è crescita responsabile dell’adolescente nella società

Don’t stop dancing!

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Sempre più genitori puniscono i figli togliendo loro lo sport o la disciplina che frequentano.

“Vai male a scuola? Allora non vai a danza.”

Quante volte abbiamo sentito questa frase… ma ci si è mai chiesti quanto, in fondo, sia sbagliata una scelta di questo tipo? In questo modo chi e che cosa si punisce?

Si punisce un’intera squadra, un intero corso, un gruppo, privandolo di un elemento. Ed in più, non si insegna al proprio figlio che gli impegni importanti vanno onorati ad ogni costo.

Cari genitori, puniteli piuttosto togliendo loro il cellulare, il tablet, il PC, l’Xbox, la PlayStation… obbligateli a comunicare, conversare. Insegnate loro a non alienarsi dietro a schermi. Qualunque attività sportiva,  come la danza, è una benedizione, non può essere una punizione in nessun caso!

CHE COS’E’ PER ME LA DANZA?

Io sono Alessia, ho 17 anni e pratico danza da quando ne avevo 10. Oggi sono qui per fare delle riflessioni con voi. Ancora adesso, come all’inizio del mio percorso artistico, cerco ogni giorno di capire davvero cos’è per me la danza. Non saprei definire esattamente cosa sia per me; è come chiedere ad un poeta di definire il suo amore per la scrittura senza dargli le parole sufficienti e, del resto, so che nessuna parola sarà mai sufficiente per descrivere il mio amore infinito per la danza. La danza è maestra di vita. E’ la danza che ti insegna i valori della passione, della dedizione, del sacrificio, del dolore e dell’amore. Se la ami realmente sarai in grado di dedicarle il tuo tutto: corpo, anima, cuore e tempo. Potrà capitare di avere ripensamenti e di temere che ogni sforzo sia vano, ma ogni volta che danzerai capirai di esserti sbagliato e tornerai a vivere. La danza è uno dei più grandi amori che la vita può dare. E’ un amore incondizionato che non finirà mai, neanche dopo i fallimenti, neanche dopo milioni di cadute. E’ un qualcosa che unisce persone di culture diverse. E’ una disciplina che avvicina inaspettatamente alla dimensione divina. Mi ricordo ancora quando ero più piccola che, mentre tutti i miei amici uscivano a divertirsi, io ero dentro quella sala, con quelle dolorose scarpette, ad impegnarmi ancora di più rispetto alle volte precedenti, per prepararmi  e ottenere risultati migliori nelle gare successive. La danza mi ha insegnato tanto e anche che il linguaggio dell’armonia perfetta del corpo è un linguaggio di comunicazione universale.

 

Alessia La Corte     3B A.F.M.

IL POTERE DEGLI OLI ESSENZIALI

Sono sempre stata un’amante della natura. Dapprima il mio amore si manifestava inconsapevolmente quando da ragazzina mi incantavo a guardare le nuvole.
Mi affascinavano le piante: non riuscivo a comprendere il perché la natura si ostinasse tutti gli anni, a fine inverno, a risvegliarsi…. la rinascita dopo una morte apparente. Ma, in fondo, a tutte le morti segue una rinascita.
L’ho compreso lentamente nel tempo e, con il passare degli anni, ho escogitato delle strategie per essere circondata il più possibile dalla natura, anche quando sono chiusa in una stanza: ho sempre con me fazzoletti di carta umettati con qualche goccia di olio essenziale.
Adoro il basilico esotico, il dragoncello, la menta, l’arancio e la lavanda: una sorta di giardino dei semplici versione piccolissima, da tenere comodamente in tasca o da indossare.
Anche il mio lavoro è perfettamente in tinta con i colori della natura: faccio l’insegnante. Sono circondata da tanti esemplari di Homo Sapiens Sapiens in divenire. I miei allievi e le mie allieve sono la somma di milioni di anni di evoluzione del vivente e, come le piante, fioriscono a dispetto di tutto e di tutti.
Certo, non mi viene da pensare la stessa cosa quando, entrando in una classe, mi sembra di entrare in una scena del cartone animato “Madagascar’….. ma ho scoperto che anche i miei piccoli Sapiens sono sensibili agli oli essenziali.
Come un’etologa alle prime armi, sperimentai il potere dell’olio essenziale di lavanda nelle verifiche somministrate alle classi.
Usai quasi un metodo scientifico (ispirandomi alla materia da me insegnata!), notando che i/le miei/e allievi/e si mostravano più tranquilli quando io “indossavo” un fazzoletto intriso di olio essenziale di lavanda.
Un giorno un allievo mi chiese chiarimenti su un argomento da me spiegato. Io non amo pontificare spiegazioni stando ferma alla cattedra, bensì mi avvicino sempre al mio interlocutore. Amo la comunicazione in tutte le Oli2sue manifestazioni, anche le più bizzarre e riesco ad avvicinarmi all’imperscrutabile mondo di un essere vivente solo se gli vado incontro, anche con il mio corpo.

Così fu anche quella volta.
Mentre cercavo il modo più semplice per rispondere alla domanda, il mio allievo esordì con un: “Che bel profumo che ha prof!!! Sembra menta”. Era andato vicino: si trattava di basilico, uno dei miei preferiti.
Quella non fu l’unica volta che me lo disse. Forse la mia spiegazione era così noiosa, da considerare interessante qualunque altra cosa!!!
E fu così che un giorno gli regalai il mio fazzoletto di carta umettato con alcune gocce di olio essenziale di basilico. Come mi scrisse in una lettera ,consegnatami alcuni giorni dopo, quel fazzoletto l’avrebbe tenuto con se per sempre, anche dopo la perdita del suo profumo; ma ahimè! Suo padre, con un gesto naturale, ma inconsapevole del valore che quel fazzoletto aveva, glielo gettò via, dopo averlo usato.
In fondo è così: mi è sembrata una metafora di alcuni accadimenti della vita. Ho pensato a tutte le volte in cui io ho usato impropriamente degli oggetti, senza comprenderne il valore. Chissà quante volte ho calpestato delle altrui emozioni, solo perchè non le vedevo. Ma questa è un’altra storia….
Nella lettera regalatami dal mio allievo era racchiuso il reale motivo per cui, anni addietro, decisi di fare l’insegnante lasciando la strada di ricercatore universitario che avevo intrapreso. In quella lettera c’erano tutti gli arretrati non percepiti, gli scatti di anzianità mai visti per cavilli burocratico-legali e tutti i contratti nazionali non rinnovati. In quella lettera c’era la vita. Quella vera, fatta di tutto.

Una prof…

Una porta che si apre dentro il Medioevo

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COS’E’ “MEDIA AETAS”?

Media Aetas è un gruppo storico che risale al 1995 e come obiettivo ha lo studio approfondito di alcuni ambiti particolari della cultura del Medioevo, tramite ricerche e allenamenti, ma anche attraverso la divulgazione al pubblico che incontra di aspetti sconosciuti di un periodo storico, da molti erroneamente  definito “periodo buio”.              settori di ricerca di Media Aetas sono legati alla storia degli anni a cavallo tra il 1380 e il 1420 e comprendono:

  • Il settore delle arti che studia e ricerca gli usi e i costumi di corte, le danze nobiliari e quelle popolane, i piccoli mestieri artigiani, i cibi e la cucina.
  • Il settore d’arme, con i suoi armigeri, arcieri e genieri che studia e ricerca le diverse forme di combattimento storico medievale, attraverso tipologie di armi a contatto, a distanza e armi d’assedio, ricreando uno schieramento mercenario tipico del tempo con gerarchie e ruoli ben distinti.
  • Infine c’è Campo e Materiali, il settore più trasversale che tocca tutti i membri del gruppo, in quanto si occupa dello studio e dell’allestimento del campo come base operativa durante la vita medievale nella maggior parte delle rievocazioni.

Tutto questo trova la sua rappresentazione durante le Rievocazioni, le Manifestazioni, le Sfilate ed i Tornei d’Arme e di Arco, a cui prende parte il Gruppo Storico. Qui i membri del gruppo “rievocano e rivivono” il Medioevo in prima persona, siano essi dame o nobili, armigeri o arcieri, popolani o artigiani. Di questi non indossano solo i vestiti, ma ne mostrano tutti gli aspetti interagendo con il pubblico.

 

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QUAL E’ STATA LA NOSTRA ESPERIENZA di studenti di terza superiore?

Il giorno 15 novembre 2019, abbiamo avuto l’occasione di vivere in prima persona questa esperienza. E’ stato un esperimento molto interessante e affascinante, in quanto siamo riusciti, grazie anche all’aiuto del gruppo storico, ad immedesimarci nell’epoca medievale. Dopo una prima presentazione dell’attività, il gruppo ci ha mostrato ogni singolo personaggio e insieme abbiamo analizzato le varie caratteristiche (ruolo, abiti, importanza nell’ambito sociale). Successivamente abbiamo assistito alla lotta tra mercenari, mentre, per quanto riguarda il tiro con l’arco, abbiamo avuto la possibilità di avventurarci con l’arco in prima persona. Infine, il gruppo “Media Aetas” ci ha invitato ad entrare a far parte dell’Associazione sportiva dilettantistica Media Aetas – Combattimento storico medievale, che si pone in parallelo alle attività del gruppo storico richiamando, però, membri anche di altre realtà storiche e associazioni, con l’obiettivo di promuovere le attività sportivo agonistiche in Italia e all’Estero, insegnando e praticando la scherma storica e il tiro con l’arco storico sotto il patrocinio dello CSEN.

Questa esperimento ci ha aiutato ad aprire una porta verso il Medioevo, attraverso le esperienze vissute da noi stessi; possiamo dire che ci ha aiutato ad entrare nel percorso storico e letterario di studio scolastico e ci servirà per affrontare con maggior consapevolezza gli argomenti di studio successivi.

RAGAZZI, ORA TOCCA A VOI VIVERE QUESTA ESPERIENZA…!

 Aurora De Pasquale                                                                                                                

Veronica Venera                                                                                                                        

Alessia La Corte 

3B AFM

 

 

Il nostro saluto al preside Gianni Oliva

Gianni Oliva30 ottobre 2019, ultimo giorno da preside per Gianni Oliva.

” Nonostante io venissi di meno in questa sede del Majorana, mi ha sempre colpito il fatto che tutti gli studenti mi salutassero con affetto; ciò significa che hanno sempre saputo riconoscere la mia figura e mi hanno stimato “

Queste sono le  parole del nostro Preside  pronunciate alla sua ultima conferenza,  prima di andare in pensione, presso l’auditorium di strada Torino 32 a Moncalieri, che hanno ricevuto l’approvazione e la condivisione di docenti e studenti del triennio della sezione tecnica.

In questi cinque anni da preside, i plessi della sezione liceale e di quella tecnica hanno avuto il privilegio di conoscere la sua capacità strategica  ed organizzativa e, in particolare,  il plesso dell’Istituto Tecnico è stato completamente rinnovato.

Per questo istituto, infatti, ha promosso e permesso la realizzazione di molte opere,  tra le quali quelle di ristrutturazione e valorizzazione degli spazi interni. E’ riuscito anche a rendere ogni aula efficiente, inserendo una lavagna multimediale all’interno di ciascuna.

Importante è stata anche la sua attività sul territorio, poiché è anche riuscito a far conoscere l’istituto grazie a convegni, ad incontri con personaggi illustri, alla pubblicazione di un book fotografico, “Natura a scatti”, sulla natura formato da fotografie scattate interamente dagli studenti, seguiti dalla super visione di alcuni docenti. Questo book ha ricevuto il consenso pubblico attraverso la presentazione al Circolo dei Lettori e al Salone del Libro di Torino e ne è stata fatta anche una mostra  alla Biblioteca Reale.

Tra gli ospiti di spessore, gli studenti si sono confrontati con Lucia Annibali,  con Gian Paolo Ormezzano, con Domenico Quirico.

I suoi contributi  come preside sono stati moltissimi, infatti ce ne sarebbero molti altri da elencare, ma a noi studenti preme prima di tutto ringraziarlo, anche per l’ultima lezione sulla Grande Guerra che ha tenuto nell’Auditorium della sede tecnica.

Questo nostro vuol esser  un grazie detto con stima e con affetto sincero!

Yassine El Hilali

Andrea Arrigo

Classe 3B  A.F.M.

ROMANZO A PUNTATE: THE LOST BONES – Capitolo 4 “L’inferno in terra”

Cambiai la posizione ai fogli. Adesso il labirinto e la scuola coincidevano in un solo punto, lo spogliatoio femminile.

Ci guardammo, e sapevo che tutti volevamo la stessa cosa. -Chi viene con me?- saltellai elettrizzata. -Io!- risposero in coro. Senza farci vedere dalla bidella, ci dirigemmo verso le scale scendendo al piano seminterrato. Entrammo nello spogliatoio. -Da dove iniziamo e, soprattutto, cosa dovremmo cercare?- si guardò intorno Olivia. -Dividiamoci, è la cosa migliore- suggerì Hope. Ognuno di noi iniziò a cercare in giro. Entrai nel bagno, che non veniva ristrutturato da una vita, iniziando ad esaminarlo. Era molto basso, con un piccolo corridoio stretto e tre porte. Dietro ad esse vi erano le rispettive turche. Non voglio neanche commentarle. Iniziai a tastare le piastrelle, nel tentativo di far attivare qualche strano meccanismo. Aprii l’ultima porta. Passai la mano sulle piastrelle, ma nulla. Guardai la parete dietro la turca. La sua sola vista mi provocò la nausea, ma superai la turca. Continuai a tastare. Sentivo la speranza scivolarmi via. Forse era solo frutto della nostra immaginazione. Forse ci stavamo aggrappando a delle inutili fantasie. Stavo per mollare, per abbandonare quelle fantasie, ma appena toccai l’ultima mattonella capii che, forse, quelle fantasie erano più reali di quanto credevamo. Essa si mosse all’istante. Un rumore assordante invase lo spogliatoio. Accorremmo tutti nel piccolo corridoio del bagno. La parete in fondo ad esso si stava aprendo. Un tunnel buio si estendeva davanti a noi. Quelle scale non promettevano nulla di buono… -Sono delle normalissime scale che sembrano condurre all’inferno, che abbiamo da temere?- commentò sarcastico Giosuè. Guardavo quelle scale pensierosa. Qualcosa mi diceva di scendere, ma non sapevo il perché. Accesi la torcia del telefono iniziando ad addentrarmi nella più totale oscurità. Sentii prendermi la mano, era Francesca. -Non andrai da sola- la strinse. Scostai un po’ la testa e notai che anche gli altri la stavano seguendo. Erano gli amici migliori che potessi avere. Tenendo salda la mano di Francesca, iniziai a condurli verso quello che sembrava l’inferno in terra. L’odore che invase le nostre narici fu simile a quello di una fogna, odore di discarica e di chiuso… mischiati tra loro. Per evitare di ritrovarmi come Voldemort, decisi di coprirmi il naso con la maglietta e limitare i danni.
Non so per quanto tempo scendemmo, ma sembrò un’eternità. La scala terminava in un corridoio che si estendeva da destra a sinistra. -Guardate un pulsante- esclamò Michael con l’entusiasmo di un bambino. Non feci in tempo a dirgli di non toccare che si sentì il “clik”. Quando mi voltai, lui era con l’indice teso a mezz’aria. Feci per rimproverarlo, ma iniziarono ad accedersi delle luci, rivelandoci le uniche due vie che avevamo a disposizione. -E ora? Da che parte andiamo?- domandò Olivia. -Io propongo di dividerci- suggerì Michael. Noi ci voltammo a guardarlo. -Scusa amico i film horror non ti hanno insegnato nulla?- aggrottai la fronte. -Giusto- si grattò la nuca imbarazzato. -Io direi a destra- suggerì Hope. Seguendo il suo consiglio, iniziammo ad addentraci in quel sudicio corridoio. Il nostro cammino fu interrotto da una porta. -Eccoci alla fine- la illuminai. Con il tempo, il ferro si era arrugginito, inoltre la maniglia era ricoperta da uno strato di muffa centenario. -Non mi fido a toccarla- commentò Francesca. Giosuè si fece avanti. -State indietro-. Lentamente indietreggiammo. Lui tirò un potente calcio facendola piegare. Le nostre bocche si piegarono formando una “O”. Ne tirò un altro e quella si aprì. Olivia fu quella più sorpresa. -Da quando hai questi super poteri?-. Giosuè mi guardò per un istante, ma poi distolse subito lo sguardo. -Sarà stata l’adrenalina del momento- rispose con tono piatto. No caro Giosuè, non era l’adrenalina, c’era sotto qualcos’altro. -Fermi tutti, avete sentito?- ci zittì Hope. Ci voltammo verso il corridoio, qualcuno stava correndo nella nostra direzione.
-Nascondiamoci!- esclamai a bassa voce e ci fiondammo oltre la porta, iniziando a correre. Nella fretta, non riuscii a scorgere molti dettagli; una cosa era certa, quella stanza era grande, ma, purtroppo per noi, non era infinita. Vidi un letto e mi ci nascosi sotto, stessa cosa fecero Francesca e Michael, ma con quello davanti a me. Olivia si nascose in un armadietto, mentre Hope trovò rifugio sotto un tavolo. L’unico rimasto scoperto era Giosuè. -Giò, qua sotto- sventolai la mano. Poco prima che l’individuo entrasse, lui si mise a fianco a me. Sentii i passi risuonare nella stanza. L’unica cosa che ci permetteva di avere visibilità era la luce che arrivava dal corridoio. Davanti a me si mostrarono due anfibi neri e l’orlo di un cappotto del medesimo colore. Il mio respirò si arrestò. Lui, o forse lei, fece un piccolo giro, dopo di che uscì portandosi dietro la porta lasciandoci al buio. Pochi istanti dopo sentimmo il suono di qualcosa che veniva trascinato, poi il silenzio… Giosuè accese la torcia del telefono. -Via libera- sgattaiolò fuori. Una volta che le altre torce furono accese, Hope andò verso la porta. -Okay, io direi di andarcene all’istante- rise nervoso Michael. -Mik… ho una brutta notizia…- sospirò Hope. -Non dirmi che…-. -… siamo chiusi dentro-.

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In quale luogo sono capitati i nostri sei ragazzi?
Chi era la persona che li ha intrappolati?
Ma, soprattutto,… come faranno ad uscire?
Scopritelo nel prossimo capitolo: “Trappola per topi”.

Elisa Battista

(ex 5 C, ormai studentessa universitaria)