La scorsa settimana immerso nella ricerca dell’ennesima serie da finire su Netflix, che mi aiuta a trascorrere questo lunghissimo periodo di segregazione, mi sono ricordato che di lì a breve ci sarebbe stata una scadenza per un compito di Italiano. Allora, ancora con il pigiama e il telecomando in mano, ho deciso di alzarmi dal letto e di iniziare a cercare materiale per il compito. Ma leggendo le tracce per il tema, mi sono accorto di dover scrivere per il blog della scuola, un confronto tra un film e un romanzo. Perciò eccomi qui a provarci per voi lettori, spero di riuscire a strapparvi via dalla noia e dall’impotenza.
Il romanzo e il film di cui vorrei parlare (ovviamente senza spoiler) sono legati alla famosa storia “Fronte del porto” (On the Waterfront in inglese). Il primo è il romanzo di Budd Schulberg meno conosciuto e il secondo è la rappresentazione cinematografica di Elia Kazan,più celebre e pluripremiata. So che starete già pensando di tornare a dormire, però se aveste del tempo e della noia da ammazzare, potrebbe farvi piacere leggere qualcosa che non parli di quarantena o di virus.
Il romanzo e il film seguono la stessa storia con piccole variazioni nella trama e differenze tra i nomi: un ex pugile fa parte di una gang che controlla il lavoro dei portuali e, dopo aver provocato involontariamente la morte di un operaio, che si batte per i diritti della sua categoria, passa dalla parte dei lavoratori. Però, a parer mio, essendo anche tipologie di opere diverse, hanno stili divergenti e senza dubbio particolari. Nel caso del libro ci si concentra maggiormente sul linguaggio, molto forte e crudo, soprattutto non ricercato e spontaneo, esattamente com’era nell’ambiente del porto della cittadina di Bohegan, nel Molo 80, negli anni Cinquanta. Schulberg, infatti, non potendolo rappresentare visualmente, vuole trasmettere in modo più concreto possibile, l’ambiente violento e reale del porto. Ci penserà, poi, il regista Elia Kazan, che deve addirittura riadattare la sceneggiatura in modo da renderla più accattivante per gli spettatori, con un buon finale. Ciò nonostante il libro è scorrevole, anche grazie alla scelta di non usare molta punteggiatura e dell’innumerevole quantità di discorsi diretti. e realistici, senza orpelli letterari.
La visione del film, invece, permette di assimilare con più calma la cruda realtà dell’ambiente mafioso, lasciando allo spettatore il tempo di capire i personaggi e i cambiamenti in essi. Anche nel casting hanno fatto un buon lavoro, poiché vediamo un giovane Marlon Brando nei panni dell’ex pugile e, soprattutto, riusciamo a identificare facilmente i volti dei mafiosi, grazie ad attori con visi riconoscibili. Gli argomenti trattati sono gli stessi, poiché le ingiustizie nei confronti dei più deboli e l’abuso di potere da parte dei più forti, sono delle tematiche molto delicate ed entrambe le opere sono utili a diffondere consapevolezza. Infatti, in questa storia, i più deboli, ovvero gli operai, spinti da un terribile evento e stufi di restare in silenzio a guardare, decidono di combattere per i propri diritti contro i prepotenti, ovvero i mafiosi. Nel romanzo troviamo in modo più tragico questi argomenti, anche il finale è molto diverso dal film che, dovendo essere un prodotto più commerciale, cerca di ammorbidirlo rendendolo un lieto fine. Budd Schulberg non è stato l’unico a parlare di queste tematiche e non casualmente Elia Kazan aiutò nel diffondere nel far capire la triste realtà di ambienti lavorativi come questi; infatti aveva prodotto precedenti pellicole che denunciavano la corruzione nell’ambiente cinematografico. Spero che anche voi, futuri lettori, possiate capire ciò che queste opere vogliono manifestare e se siete stati incuriositi da una delle due, ecco qui il mio consiglio.
Se volete la versione più cruda e più reale della storia vi consiglio di leggervi il libro, invece se siete più pigri e avete due ore da impiegare, potete provare con il film. Soprattutto spero che, in entrambi i casi, queste storie vi ricordino che restare chiusi in casa per un po’ di tempo non è una tragedia. Si potrebbe anche aggiungere che un periodo come questo, che senza dubbio passerà alla storia singola e collettiva, vuole un bel romanzo che lo ricordi. Dunque a voi l’inizio! Buona quarantena.
Ludovico Zocchi Classe 2 K Liceo Linguistico