Libera con noi a Palermo!

La mafia, argomento del quale le persone preferiscono non parlare, non è poi cosi lontano da noi.

Nella maggior parte dei casi, condizionati da stereotipi, alimentati dalla disinformazione a riguardo, si tende ad etichettare solamente il Sud Italia, non prendendo in considerazione la mafia presente al Nord della nostra penisola.

Il nostro viaggio è avvenuto in compagnia di Gabriele ed Aurora, mediatori culturali di Libera il Giusto di Viaggiare e Libera Terra per i beni confiscati alle mafie (partner dell’ Associazione Libera presieduta da Don Luigi Ciotti, fondata nel 1995) che ci hanno condotto alla conoscenza della società civile impegnata nella lotta alla criminalità organizzata per favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse ed è iniziato  con la visita di luoghi della memoria di Palermo.

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Il primo luogo visitato nel quale abbiamo avuto modo di approfondire le nostre conoscenze è stato Via D’Amelio, cornice dell’ attentato ai danni di Paolo Borsellino, magistrato di Palermo che possedeva molte informazioni all’interno della sua agenda rossa, la quale, pochi istanti dopo la sua morte, spari’ senza lasciar alcuna traccia. Nel terribile attentato erano deceduti anche i cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi ( prima donna a far parte di una scorta, e prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Nella buca lasciata dall’esplosione, in memoria del giudice, per iniziativa della madre Maria Pia Lepanto, è stata  posta una piantina di olivo, proveniente da Betlemme, come simbolo di rigenerazione, solidarietà, pace, impegno civile e  giustizia per tutti.

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Siamo, poi, passati da Capaci, luogo nella quale è stato assassinato il magistrato Giovanni Falcone, saltato in aria insieme agli agenti della sua scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro e la moglie di Falcone, Francesca Morvillo, il 23 maggio 1992, lungo un tratto dell’ autostrada A29, in seguito a un’esplosione: Falcone fu il primo magistrato ad ostacolare in modo pesante e determinato l’organizzazione mafiosa.  

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Ci siamo recati anche a Portella della Ginestra, il luogo naturale e montano era stato lo sfondo di un  eccidio commesso il 1° maggio 1947, presumibilmente da parte della banda criminale di Salvatore Giuliano, che sparò contro la folla, riunita per celebrare la festa del lavoro, provocando undici morti e numerosi feriti; il caso rimane tutt’ora irrisolto.

Il nostro viaggio continua con la scoperta della realtà del riuso sociale dei beni confiscati alle mafie nell’Alto Belice Corleonese, in particolare la cantina dei Cento Passi, confiscata a Giovanni Brusca, mandante della strage di Falcone, tutt’ora pentito di mafia e collaboratore di giustizia. 

Infine, per concludere questa magnifica esperienza culturale sulla legalità che ci ha arricchito di sapere e ci ha resi più sensibili nella lettura della realtà, siamo andati a Cinisi, luogo nel quale è nato e cresciuto Giuseppe Impastato, conosciuto da tutti come Peppino, noto per le sue denunce nei confronti di Cosa Nostra, assassinato il 9 Maggio 1978 a Cinisi, in seguito alle sue scoperte riguardo traffici di droga e persone colluse con la mafia.

Figlio del boss Luigi Impastato e Felicia Impastato, intraprese la sua carriera da giornalista, non accettata da Don Tano Badalamenti, che commissionò il suo assassinio.

Avremmo potuto entrare di più nei particolari, ma è complesso racchiudere in poche righe conoscenze, esperienze, sensazioni personali legate alle scoperte fatte di volta in volta… Certo è che l’esperienza vissuta e condivisa tra compagni di scuola è stata non solo formativa ma altamente emozionale e arricchente che ci aiuterà a diventare uomini del futuro, per il futuro.

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Leonardo Marchetta, Giorgio Di Giansante 3^C

Giustizia per Marielle Franco

Marielle aveva 38 anni quando è stata uccisa, il 14 marzo del 2018.

Faceva parte della Commissione Parlamentare che controlla l’intervento dell’esercito in città in modo da limitare gli abusi da parte delle forze armate e della polizia.
Quinta consigliera comunale più votata a Rio nelle elezioni del 2016, ha lottato per il  femminismo, i diritti umani e la difesa degli abitanti delle favelas. Nata e cresciuta in una delle zone più violente di Rio, ha studiato Sociologia alla Università Cattolica e ha fatto un master in Pubblica Amministrazione all’Università Federale Fluminense.

L’omicidio di Marielle è avvenuto poco dopo la richiesta dell’esercito di non essere denunciato in tribunale per le eventuali uccisioni legate al tempo dell’intervento militare a Rio. Hanno chiesto espressamente che non fosse avviata una Commissione d’inchiesta Parlamentare per indagare sui loro crimini contro la popolazione.

A distanza di più di un anno non si sono ancora trovati i colpevoli dell’uccisione, ma la teoria più accreditata porta a credere che il presunto mandante sia l’attuale Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Infatti, secondo alcune testate giornalistiche del paese, Bolsonaro  sarebbe in diretto contatto con i due imputati, Ronnie Lessa che avrebbe sparato e Èlcio Vieira De Queiroz, l’autista. I sospettati sono stati arrestati, ma l’esito finale è ancora incerto.

La storia di Marielle è triste e tragica, come tante altre legate a violenze e uccisioni di questo genere; per questo vorremmo concludere con una poesia scritta in omaggio a Marielle da parte della nostra docente Giusy Di Quattro che ha voluto ricordarla così…

 


Malagueta

A Marielle Franco

Aperti
come le tue domande
come la pelle le pause
prepotenti
come le cicale la sera
i tuoi occhi
i tuoi fianchi

Un pendio
una fessura del pensiero
Cosa hai chiesto alle nuvole
che non ti hanno dato?

Ma tu chiedi
alle strade sterrate
all’acqua
che si acconca nei pozzi
chiedi alle schiene
appassite d’amore
umiliate in carezze
d’incenso e di zolfo

Tu chiedi e sei voce
i tetti di lamiere e bestemmie
le stanze di baci e vendemmie
hanno la maledizione
della verità

Ma tu chiedi e sei voce
brace della terra
parola del seme
sillaba del lattante
Malagueta 1
del popolo

 

(1)  Una tipologia di peperoncino molto piccante, ampiamente usato in Brasile.

Poesia pubblicata nell’Antologia AA.VV., Un paio di scarpette rosse, Kanaga Edizioni, Milano 2019


 

Gabriele Crivello e  Matteo Pedemonte 5°A

 

RAGAZZI, in gioco c’è la VITA!

tossicodipendenzaNoi studenti dell’Istituto Majorana di Moncalieri, abbiamo avuto modo di partecipare alla GIORNATA dello STUDENTE.

In questo giorno particolare la scuola, nella sezione tecnica, ci ha proposto diverse attività tra cui:

  • Educazione sessuale
  • Alcool, droga e divertimento
  • Balli di diverso genere
  • Tossico-dipendenza
  • Film

E tante altre cose molto interessanti…

Un’attività che ha colpito molti allievi della sezione tecnica è stato l’argomento sulla tossico-dipendenza. In questo laboratorio si è parlato parecchio del legame tra l’essere umano e l’uso delle sostanze compulsive, come si inizia  a fare uso di questi pericolosi prodotti e di come uscirne.

Purtroppo numerosi ragazzi cadono in queste dipendenze e molto difficilmente, in seguito, riescono a disintossicarsi.

Cos’è la tossicodipendenza?

E’ una malattia del cervello, crea disturbi nel breve e nel lungo termine che si rivelano disastrosi per la propria incolumità: si inizia con la somministrazione di una sostanza, per passare successivamente all’assunzione abitudinaria, fino al momento di una vera e propria dipendenza.

Se l’individuo vuole smettere, l’arresto improvviso della somministrazione scatena una ribellione del sistema nervoso.

Inoltre il percorso è lungo ed impegnativo, perché sono necessarie, prima di tutto. la consapevolezza e la volontà. E, purtroppo, la probabilità di guarigione non è statisticamente provata.

I sintomi che accompagnano la tossicodipendenza variano in funzione della sostanza d’abuso.

LE CAUSE

Nella maggior parte dei casi, i tossicodipendenti non vedono una via di uscita da quel vortice che li ha inghiottiti. Il supporto dei familiari e degli amici è fondamentale, ma la terapia farmacologica è il processo terapeutico più adatto e, spesso, risolutivo.

Il tossicodipendente lamenta una sofferenza cerebrale, nel senso che i sintomi  sono causa delle sostanze stupefacenti e nulla è creato intenzionalmente dalla sua mente. L’individuo che segue una terapia specifica è, comunque, dipendente da un costante desiderio di cadere nuovamente in tentazione.

Le possibilità di uscire dalla tossicodipendenza dipendono sia dal momento in cui si inizia la terapia che dalla collaborazione del tossicomane. Per alcuni la guarigione dalla tossicodipendenza è solo un’illusione, un miraggio, per altri si può trasformare in realtà. Proprio con l’obiettivo di convertire quel sogno, quella speranza in qualcosa di vero, sono nati numerosissimi centri di recupero: il tossicomane sottoposto ad una cura di questo genere deve lottare con le sue capacità per vincere questa dipendenza; la forza di volontà è un ingrediente indispensabile per uscire da questo tragico tunnel.

La posta in gioco è alta: IN GIOCO C’E’ LA VITA.

Sarah Piersanti, Kristiana Malotaj

Classe 1E

“Non è normale che sia normale”

Si sente parlare sempre più spesso della violenza sulle donne, ma siamo tutti consapevoli di ciò che realmente comporta questo reato?

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                                                                    Più nello specifico, la violenza sulle donne, riguarda la violenza di genere, ovvero violenze che coinvolgono donne ma, purtroppo, anche bambine. Le violenze effettuate possono essere  divise per categorie: violenze fisiche e violenze psicologiche.

Ricevere uno schiaffo o una spinta, essere attaccata o minacciata verbalmente, venire controllata costantemente e in modo soffocante dal partner, vedersi negato l’accesso alle risorse economiche dal marito o dal compagno, essere costretta ad avere un rapporto sessuale contro la propria volontà: sono tutti esempi di violenza, in particolare di violenza psicologica.

Ma sappiamo che, spesse volte, la violenza sulle donne diventa anche un crimine efferato.

Cosa comportano violenze di questo tipo?

  • Il suicidio è la tragica conseguenza della violenza sulle donne. Donne che, fin troppo spesso, decidono di ricorrere al suicidio perché non riescono più a sopportare sottomissioni, soprusi, silenzi e solitudini.
  • Il 42% delle donne oggetto di violenza ha riportato ferite e/o lesioni permanenti che hanno rovinato le loro vite. In caso di violenza sessuale, possono esserci altre gravi conseguenze: gravidanze indesiderate, aborti indotti, malattie sessualmente trasmissibili.
  • Le conseguenze di tipo psicologico sfociano in depressione, disordine da stress post traumatico, difficoltà a dormire, disordini alimentari, tendenze suicide.

Porre fine alla violenza contro le donne e le bambine non è uno sforzo di breve periodo. Richiede l’impegno coordinato e duraturo di tutti noi, della società che passa attraverso l’educazione della famiglia e la formazione a scuola e chiede a tutti noi adolescenti di pensare, di osservare con occhio critico la realtà, di saper individuare gli errori commessi da noi stessi e dagli altri e di parlare tra di noi per educarci a vicenda.

E ricordiamo…

“Solo un piccolo uomo usa la violenza sulle donne per sentirsi grande.”

  Aurora De Pasquale

  Gaia Caravetta

  Veronica Venera