Riscoprire la Bellezza e il suo valore

Al concetto di bellezza non è possibile attribuire un unico significato, poiché ogni
persona la associa a qualcosa di diverso; si tratta, in ogni caso, di qualcosa che suscita
dentro ognuno di noi un sentimento piacevole, che ci fa stare bene e ci appaga
l’animo.
Questa “magnificenza” possiamo coglierla tramite i nostri sensi, perché è attraverso gli
occhi che possiamo notare lo splendore di un panorama ed è con il gusto che
troviamo il piacere di assaporare piatti nuovi, è mediante l’udito che si può godere
la melodia di uno strumento e con il tatto riscoprire l’incanto di una carezza,  infine è
con l’olfatto che possiamo riscoprire odori ormai dimenticati.
Al giorno d’oggi abbiamo. però. scordato il vero senso della bellezza, l’abbiamo
sottovalutata e l’abbiamo associata a cose superflue,, come l’aspetto estetico di una
persona, l’eleganza di un abito, l’acquisto dell’ultimo modello di un telefono o di un
paio di scarpe, e l’abbiamo, così, privata delle sue semplici qualità.
Mi sembra di poter dire che ora abbiamo riscoperto in parte il senso della bellezza, ora, rimanendo a casa, ora che proviamo emozioni nella lentezza del tempo sospeso, non più impegnati a scorrere le inutili pagine del nostro telefono, a rispondere a
inconcludenti messaggi rivolti a persone cui non siamo davvero interessati; ora che
abbiamo scoperto coloro che ci amano gratuitamente, senza doverlo
dimostrare attraverso una foto postata sui social.
Ci stiamo accorgendo delle cose che veramente ci rendono felici e di quanta
fortuna avessimo già prima di tutto questo, quanta bellezza ci circondava, quante
persone davvero tenevano a noi mentre eravamo indaffarati nell’ammirare ogni
cosa materiale e mai ciò che il nostro cuore provava a indicarci.
Ci eravamo dimenticati il vero significato della bellezza, che risiede nella
semplicità e ci eravamo “montati la testa” per inseguire modelli e personalità che non ci
appartenevano, nascondendoci dietro ad un viso che non era il nostro e sorvolando su
sensazioni che agli occhi degli altri ci facevano sembrare deboli o strani.
In questi giorni di silenzio e di stasi ho davvero scoperto quanta bellezza vi è in un abbraccio desiderato, in un bacio o in una carezza di conforto, in un “ti voglio bene”
spontaneo o in un grazie ogni tanto: sono tutti piccoli gesti che, come mi dice
sempre papà, “valgono tanto per chi li riceve e costano poco per chi li dona”.

Ho meditato molto anche sulla bellezza dello stare insieme e godersi l’affetto della
propria famiglia, mi sono pentita di non aver mai preso sul serio i consigli di mio
papà, perché ero convinta che le cose davvero importanti per me lui non le sapesse,
quando, in realtà, ne era a conoscenza talvolta anche più di me stessa. Mi sono resa
conto di non aver mai ricordato a mio fratello quanto gli voglio bene, perché ero
impegnata a rispondergli male e non ascoltarlo, anche quando lui cercava solo un
po’ di affetto e tempo da passare insieme a me. E solo ora che non posso vederli, mi
sono anche accorta di non essermi davvero goduta gli abbracci di mia nonna e i
sorrisi di mio nonno, ho capito di aver sprecato tempo a litigare col mio fidanzato
per cose che non avevano davvero importanza e avergli attribuito colpe che non gli
appartenevano…
Ho capito di aver sottovalutato l’importanza delle uscite con gli amici o le
serate in discoteca, perché tanto ormai erano routine; mi dispiace di non aver
apprezzato i viaggi e le gite vissute in famiglia, perché  le vedevo come una cosa
“normale” anziché valutare gli sforzi di papà per potersi permettere di portarci in
posti così belli.
Soprattutto ho riscoperto di avere dei passatempi che mi appagano e mi
danno felicità, non avevo idea di quanta bellezza ci fosse nel leggere un libro, nello
scrivere qualche pagina di diario e nel passare il tempo in giardino, piantando nuovi
fiori o pitturando i vasi rovinati dall’inverno. Ho riscoperto anche il piacere di
cucinare una torta, di disputare una partita a carte con la mia
famiglia e guardare un film tutti insieme, ho capito che è bello darsi una mano,
portarsi rispetto e donare tranquillità anche ai nostri cari, anziché pensare solo a noi
stessi. Mi sono resa conto di aver dato poca importanza al dimostrare i miei
sentimenti verso le persone cui tengo e ora, che sono lontana da loro, non posso
restituire se non attraverso una chiamata, senza avere l’opportunità di
dimostrarglielo davvero.
A mio parere questa quarantena ha portato molte sofferenze, ma anche molti
doni: ci sta dando l’occasione di ricominciare, di ragionare sui nostri errori e non
commetterli in futuro, di apprezzare ciò che abbiamo e trovare la bellezza nelle
piccole cose, perché, alla fine, è lì che si trova. Un po’ di tempo fa avevo letto una
frase di Anna Frank che mi è piaciuta molto: “Pensa a tutta la bellezza ancora
rimasta attorno a te e sii felice.” È proprio vero: molto spesso dovremmo fermarci e apprezzare quello che abbiamo senza doverci costruire mille realtà diverse e false .
Per notare la bellezza dobbiamo affidarci alle cose vere che costituiscono la nostra
vita, perché è attraverso la verità che si ritrova coerenza con la realtà.

ELISA CLERICO

Classe IV B

bell 2
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Vi scrivo dalla mia cameretta perché…

Ciao a tutti, sono una ragazza piuttosto pigra, perciò non pensavo avrei avuto così tanti problemi in questo lungo periodo di chiusura per il virus, eppure mi sono accorta che sul foglio dove ho segnato i giorni della quarantena essi sono crocettati con un tratto sempre più calcato ed irritato, perché  sono tutti uguali, non c’è un giorno in cui vedo un’amica e uno in cui esco con il mio ragazzo, uno in cui perdo o prendo il pullman, uno in cui prendo il toast o la pizza al bar, c’è un unico lunghissimo giorno in cui mi sveglio e sono qui, e basta. Il virus, insomma, ha messo alla prova la società, ha chiesto a tutti di fermarsi e di riflettere e le persone hanno reagito sia con difficoltà, esprimendo sentimenti di  paura, di diffidenza verso chi sta intorno e di pessimismo, sia  con comportamenti positivi, ad esempio esprimendo la creatività e l’adattarsi alla situazione.Nella zona di Torino di San Salvario, ad esempio, molte persone si sono affacciate dalle finestre e dai balconi a cantare e a suonare insieme, nonostante la situazione.  Alcune persone hanno criticato queste esternazioni, come se si stesse prendendo alla leggera la situazione, ma, a mio parere, chi è uscito dai balconi ha semplicemente trovato un modo per passare il tempo, cercando di stare insieme, pur se ognuno da casa propria, comunicando un po’ di positività e di buon umore.

In ogni caso,oltre a questo,credo che la riflessione sulla tecnologia di oggi, che ci permette azioni impensabili fino a non molti anni fa, come i messaggi, le videochiamate, grazie alle quali possiamo vedere e parlare direttamente con chi vogliamo o la possibilità di mandare foto e video a chiunque in pochi istanti, vada fatta. Spesso gli adulti dicono che stiamo troppo attaccati al cellulare, quasi sostituendo la vita vera con quella virtuale, ed ora che l’unico modo per comunicare è usare la tecnologia anche per loro, io non credo di essere l’unica a sostenere che sarei disposta a buttar via telefono e computer all’istante, pur di vedere qualche amico per davvero. A me personalmente manca in modo smisurato il contatto fisico con gli amici e con le persone in generale, ci sono veramente troppe cose che nessun oggetto, e neppure il cellulare, sarà mai in grado di sostituire… Guardare negli occhi qualcuno e vederli brillare tanto da volerci sprofondare dentro, sentirne la risata in modo nitido, dare un abbraccio, una pacca sulla spalla, buttarsi sul divano insieme ridendo e guardare un film commentandolo, mangiare insieme e un’infinità di altre cose che non potranno mai esser sostituite da nulla, perché belle solo se vissute davvero.

Ricordo con tanta nostalgia l’ultima serata passata a casa di amici, ho sempre pensato che non facevamo mai nulla di speciale, eppure ora quel “nulla” è più speciale che mai.

È in questi momenti che si realizza che “casa” non è solo un edificio, ma sono anche le persone con cui si sta, forse soprattutto loro, il calore che ci danno e che si può percepire nell’atmosfera. Io amo la mia casa e la mia camera, così come i miei genitori, ma sento freddo, un freddo che mi circonda e mi entra dentro, così protendo le braccia pensando ci possa essere qualcuno, ma le sento circondare me stessa, perché ci sono solo io.

Per questo motivo ho scritto una lettera ad una persona a cui tengo molto, per far sì che avesse qualcosa di mio da tenere e da conservare… Le lettere hanno un grande fascino che si è ormai perso nel tempo, a causa di tutti gli strumenti precedentemente citati, eppure è stata veramente un’esperienza bellissima scriverne e mandarne una. È quasi strano parlarne come se fosse una cosa straordinaria, in fondo i nostri genitori hanno comunicato con lettere da giovani.

Mi è venuta in mente questa idea di scrivere una lettera, anche perché insieme a mia cugina avevamo ritrovato delle lettere dei nostri genitori, e a me personalmente piacerebbe un giorno lontano, ritrovare delle lettere della mia giovinezza, e non una chiavetta usb, ad esempio.

In ogni caso, tornando alla lettera, non credo sia necessario dire l’emozione nel sapere della lettera arrivata… Un’emozione che sicuramente appartiene al secolo scorso, ma che ha ancora tanto da trasmettere. Dentro ci ho messo un paio di pagine scritte, qualche foto e tutto l’affetto che non posso dare in questi giorni.

Forse questa quarantena aiuta anche a sviluppare nuove idee, a riflettere su se stessi e sugli altri.

Io sono giunta alla conclusione che non si può stare soli. Forse può sembrare banale, ma non ci sono molte occasioni per pensarci davvero, raramente capitano situazioni come questa, e ovviamente è un bene, ma è dalle situazioni difficili e dolorose che si impara di più, credo, quindi, che sia un insegnamento per tutti.

Come ho già scritto, ho patito molto questa situazione inizialmente, non che ora mi diverta, ma ho capito che disperarsi non porterà a nessuna conclusione, così mi sono esercitata a trovare qualcosa da fare, come dipingere dei girasoli sulle ante della finestra, imparare qualcosa di nuovo alla chitarra e migliorare, dato che sono agli inizi, e anche pitturare una vecchia cassettiera….tutt belle sensazioni.

Quando ero alla finestra a dipingere fiori con la musica ed il sole che tramontava dietro le montagne illuminandomi, ho sentito come un soffio di vento che ha risvegliato quel qualcosa che pareva essere morto in me e che prima mi trascinava sempre a letto a non far nulla…. Oltre al sentirmi libera ho anche riflettuto su quanto dobbiamo essere grati ai medici, agli infermieri e a tutti coloro che stanno rischiando per salvare il maggior numero possibile di persone. A volte mi sento in imbarazzo a lamentarmi per quel che mi fa stare male, se penso a cosa passano, invece, certe persone; però sostengo anche che la percezione di un problema è personale e dipende da persona a persona, perciò non credo sia sbagliato preoccuparsi per ciò che considero faccia soffrire me, come il sentire le mura di questa casa, a volte, così strette intorno a me.

Non so cosa cambierà a livello umano dopo il passaggio di questo virus, so che l’economia sarà danneggiata e che prima di tornare alla normalità ci vorrà del tempo, e non so se tra le persone ci sarà più affetto o più odio, o magari semplice indifferenza. Tanti accusano qualcuno di avere una qualche colpa, per una uscita, per non mantenere il metro di distanza da qualcuno;  personalmente, non vedo il senso dell’odiare, della rabbia,ormai ciò che è successo è successo e non si può cambiare sicuramente accusando gli altri, a volte in modo anche ingiustificato.

Posso dire, per quel che mi riguarda, che sarò più affettuosa con le persone a cui tengo, perché le ho sempre avute accanto, non dando troppo peso a quell’abbraccio dato ad una mia amica o al cinque che ho battuto a quell’altro mio amico, ma ora che non ho le persone accanto, posso accorgermi di quanto fossero importanti, perché tanto è sempre così: non si è grati per ciò che si ha finché non lo si ha più, è allora che ti accorgi di quanto valore avesse.

E allora mi piace pensare di aver imparato qualcosa e di ricominciare ad uscire sapendo dare più valore a quei gesti che, pur se piccoli, insieme riempiono le nostre vite…e….comunque…aspetto le vostre lettere…

Sono…

SARA BASSI  della 

2 K  Liceo Linguistico dell’IIS Majorana di MoncalieriLettera

 

 

Ti scrivo una poesia per San Valentino

Qualche giorno fa molte coppie di tutto il globo hanno festeggiato San Valentino, che, oltre ad essere oramai una festa commerciale, è una ricorrenza annuale dedicata agli innamorati. Questa festa prende il nome dal martire e santo Valentino di Terni e ha sostituito, nel 496 d.C, la festa pagana dei Lupercalia.

Oggigiorno tutti festeggiano, insieme ai propri innamorati, questa festività per dimostrare il proprio amore reciproco, regalandosi fiori, cioccolatini e scrivendo lettere, senza sapere, probabilmente, la vera storia di San Valentino. La leggenda narra che il santo avrebbe donato a una povera fanciulla la possibilità di sposarsi grazie a un importante somma di denaro regalatale. Questo gesto, finalizzato all’amore, avrebbe creato la credenza e la tradizione di considerare il martire di Terni come il protettore  degli innamorati.

Non tutti sanno, però, che San Valentino, oltre ad essere il santo protettore degli innamorati, è anche il protettore degli epilettici. Il santo, infatti, era noto all’epoca perché sapeva guarire le persone affette da questa malattia sconosciuta, dalla quale la gente era molto spaventata.

Nella nostra società attuale un po’ tutti festeggiano San Valentino, sia i fidanzati, sia i single,  per dimostrare affetto e amore a qualsiasi persona per cui si prova qualcosa di importante; dalla fidanzata/o, ovviamente, alla mamma, alla nonna o persino, se una dichiarazione non è andata a buon fine, alla migliore amica/o.

E tu? Hai fatto l’ambìto regalo? O, forse, hai pensato che scrivere una poesia e dedicarla a qualcuno potesse dare più emozioni? In fondo, il Santo potrebbe aiutarci anche in questo… saperci esprimere attraverso le parole, magari scritte e anche in versi… Insomma, potrebbe aiutarci a creare un mondo più sentimentale e comunicativo!

Alessandro Zoppo, 2K Liceo Linguistico

Poesia 2

Oltre la nostalgia…

 

albrecht-durer-engraving-melancholy-1514

La nostalgia è un sentimento di rimpianto malinconico nei confronti del passato, che si compie attraverso il ricordo di ciò che non c’è più. È un sentimento dolce-amaro, che, mentre ci porta ad un’inquietudine nel presente, nel frattempo ci spinge a guardare con gioia il passato. Insomma, la nostalgia non è solo un sentimento negativo, anzi. La tristezza che è immersa nella nostalgia deriva dal fatto che qualcosa che abbiamo amato o che amiamo ancora ci sia sfuggito. Nonostante ciò, lo custodiamo dentro di noi in un mondo immateriale eppure non possiamo fare a meno di constatarne l’assenza nella realtà in cui viviamo.

Perché in relazione alla nostalgia abbiamo scelto questo quadro? Cosa rappresenta?                                                                                                                             Questo quadro rappresenta un angelo seduto con il volto appoggiato ad un pugno con uno sguardo diretto verso il nulla, occhi persi ma decisi e tormentati. Come possiamo osservare, l’angelo è circondato da strani oggetti, simboli appartenenti al mondo dell’alchimia: una bilancia, un cane scheletrico, attrezzi da falegname, una clessidra, un solido, mentre nello sfondo, in un cielo buio, rischiarato da una specie di cometa, appare una figura alata portante un telo con scritto Melencolia I.
Così ci appare questa incisione, realizzata nel 1514 da Albrecht Dürer.                            Ma verso cosa tende lo sguardo della figura celeste?                                                              I suoi occhi sono diretti verso un orizzonte che noi spettatori non vediamo ne conosciamo, per molti studiosi questo vagare rappresenta lo stato malinconico dell’artista. 

Ma a cosa è legato questo sentimento?                                                                        La malinconia è quasi sempre legata al tema del ricordo o alla consapevolezza che la bellezza del passato non è più raggiungibile. A questo stato d’animo è collegato il pensiero che il presente ed il futuro non possano più garantire sicurezza e serenità, essendo un vivere verso l’ignoto. È questa la consapevolezza che ruota attorno alla figura angelica dell’incisione dell’artista tedesco, la presa di coscienza dei propri limiti e la disperazione per non poter realizzare tutto ciò che avrebbe voluto.

Com’è vista oggi?                                                                                                                          Anche a te sarà capitato di provare questo sentimento e sicuramente ti sarai sentito scoraggiato e ne avrai attribuito un valore negativo. Infatti, nella società moderna la malinconia è vista solamente come stato d’animo negativo, come passo prossimo alla depressione e quindi malattia da curare. Ma nel passato non fu così. Guardando indietro nel tempo, l’immagine del melanconico si arricchisce di un’apertura della quale l’uomo della nostra società non sembra subirne la bellezza.

 

Aurora De Pasquale

Veronica Venera

3B AFM

COMUNIT_AZIONE: E’ un bene lavorare in gruppo!

comunitzione

Comunit_azione è  un progetto che riguarda tutto il territorio di Moncalieri, ma soprattutto la scuola.

In questo progetto si propongono delle problematiche presenti nell’ambiente scolastico e al di fuori; le medesime  vengono discusse e selezionate in base:

  1. Alla gravità
  2. All’urgenza
  3. Al miglioramento che produrrebbero

Nella fase di discussione si studiano, oltretutto, la facilitazione dell’impresa e gli strumenti per supportare l’evoluzione di organizzazioni e gruppi.  Risultano, inoltre,  importanti la promozione e la costruzione di luoghi e spazi per l’incontro e il recupero del senso di comunità.

A questo punto, ci pare evidente che l’impresa serva, innanzitutto,  ad unificare la comunità con le sue idee e potenziare il lavoro di gruppo e a migliorare il più possibile lo spazio che ci circonda.

Noi siamo studentesse della classe 1 E  (sezione tecnica) dell’IIS Majorana di Moncalieri e la nostra classe è stata scelta per lavorare al progetto…

Secondo noi, è molto utile assemblare le idee di tutti quanti per poi discuterne ed infine trovarne una soluzione.

Avendo partecipato a questo piano di lavoro, ci siamo resi conto che il gioco di squadra è molto importante in tutti gli aspetti. Siamo riusciti ad avviare molte tecniche per arrivare ad avere un ambiente più favorevole.

Un problema che stiamo risolvendo è la salita della scuola. In molti si sono lamentati, perché, essendo una lunga via di acciottolato, si rischia di scivolare e si rischia di farsi molto male.

Con le persone volontarie di questo progetto abbiamo discusso su come risolvere il problema. Riflettendoci abbiamo capito che togliere la salita, toglie la bellezza alla scuola.

Parlandone con il Comune, siamo riusciti ad arrivare ad una conclusione: la salita attuale non verrà chiusa e non verrà nemmeno demolita, ma verrà utilizzata per il passaggio delle macchine dei professori, mentre noi studenti abbiamo altre proposte, una delle quali è la salita situata dietro alla scuola, ovvero il sentiero che parte dalla “Boccia D’oro”.

Questo progetto si avvierà solo quando un geometra, proveniente dalla “Città Metropolitana”, verrà nel nostro istituto, vedrà e deciderà se effettivamente il sentiero sarà adeguato per il passaggio di noi studenti.

Se il geometra della “Città Metropolitana” accetterà la nostra proposta, si incominceranno in breve i lavori. Per iniziarli il Comune ci ha dato una somma di denaro per ricostruire la salita, molto probabilmente non ci basterà… Ma per  avere un’altra salita molto più sicura per noi studenti, abbiamo deciso di passare in tutte le classi, parlare di questo progetto e raccogliere, se i nostri compagni sono d’accordo, la giusta cifra per arrivare alla somma sufficiente per incominciare ad avviare il nostro progetto. 

Sarah Piersanti, Kristiana Malotaj 1E

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci vuole..Più arte sui social! Cosa ne dite?

Da molto su Instagram, il social network più utilizzato per eccellenza, ha preso piede un nuovo movimento: “Più arte sui social”.

Lo scopo di questa idea è creare una catena d’arte attraverso la pubblicazione di opere nella propria storia Instagram.

Si pubblica un quadro con un sondaggio annesso “Più arte sui social?” successivamente viene scritto un messaggio privato alle persone che hanno risposto in modo positivo e, suggerendo un’artista, si propone di fare lo stesso: caricare una storia con un capolavoro e con il medesimo sondaggio. Ecco, così, creata la catena.

piu arte

A differenza di numerose challenge superficiali, questa iniziativa riserva un’utilità: rendere anche l’arte virale, valorizzarla, aumentare la voglia di fare cultura sui social.

Da qui nasce anche l’hashtag #piùartesuisocial e cercandolo su Instagram potrete trovare diverse pubblicazioni inerenti all’arte e non solo pubblicazion di opere famose.

Per numerosi artisti questa è una possibilità da non sottovalutare, infatti, alcuni emergenti hanno “cavalcato l’onda” per far conoscere le proprie opere e per sponsorizzare eventi e mostre.

È un mezzo proficuo perfino per i collezionisti, che hanno l’occasione di vedere e mettersi immediatamente in contatto con nuovi pittori.

Ancora non siamo a conoscenza di chi potrebbe essere l’artefice, ma sappiamo di certo, dallo sviluppo prodotto,  che l’idea è stata apprezzata e assecondata da parecchi.

Quindi ragazzi… che ne dite di incominciare a tracciare il vostro percorso di immagini artistiche? Mi pare proprio un modo interessante e coinvolgente per aprire nuove direzioni e coinvolgenti incontri!

Alessia Masuzzo 4°C